Dipendenza affettiva

Si può parlare di dipendenza affettiva riferendoci alla relazione tra due figure adulte, generalmente partner, caratterizzata da una rigidità relazionale in cui il ruolo di chi si prende cura e il ruolo di chi riceve accudimento è rigido, non vi è un alternarsi reciproco dei due ruoli ed è in questa fissità delle aspettative di ruolo che si inizia a delineare un problema.

Se la capacità di fornire aiuto (tipica del dipendente affettivo) non è bilanciata con la capacità di essere autonomi (condizioni tipiche dell’evitante emotivo, cioè della controdipendenza affettiva) e di saper chiedere aiuto all’altro, così come avviene in una relazione matura, si va incontro ad uno squilibrio relazionale poiché le due dimensioni dipendenza- indipendenza non si alternano in uno stesso individuo ma i due partner giocano ruoli fissi, l’uno del dipendente l’altro del controdipendente. Ciò che una persona non riesce a trovare in se stessa lo va a ricercare nell’altro, per questo motivo spesso un dipendente affettivo idealizza e si sente attratto da un evitante affettivo e viceversa un evitante trova più rassicurante la relazione con un dipendente.

Nel dipendente affettivo, il partner è visto come unico polo per il proprio equilibrio personale, diventa indispensabile per sedare gli stati di angoscia, mantenere l’autostima, la fiducia in se stessi ed è l’unico in grado di sollecitare emozioni forti, sia positive che negative. La persona dipendente è terrorizzata dall’evento della separazione, la può considerare addirittura inimmaginabile e nei casi più estremi può arrivare ad accettare qualunque ricatto, umiliazione e maltrattamento pur di non separarsene ed evitare così l’abbandono. La relazione diviene priva di reciprocità e i ruoli si cristallizzano: il partner dipendente offre tutta la sua disponibilità nella relazione pur di garantirsi la vicinanza dell’altro mentre quest’ultimo gioca un ruolo almeno apparentemente “forte”, è colui che la tiene in scacco.

 

Ma da chi si lascia più facilmente intercettare la persona con una problematica di dipendenza affettiva?

 

Personalità narcisiste, don giovanni, femme fatales, manipolatori, che all’inizio della relazione promettono molto e da cui il dipendente affettivo ne è profondamente attratto perché vi rintraccia uno stile di indipendenza, di perfezione e sicurezza che corrisponde a ciò che egli vorrebbe da sé. Una volta esaurita la fase della “luna di miele”, quando il rapporto entra in una dimensione più realistica, l’atteggiamento di questi soggetti di fronte alle maggiori richieste del partner dipendente, cambia, cominciano a tirarsi indietro, vivono la richiesta di vicinanza e di contatto dell’altro come un’invasione fastidiosa o una minaccia. Volendo continuare ad essere soltanto ammirati, senza riuscire a concedersi emotivamente nella relazione, un po’ per volta iniziano a ritirarsi, a mettere distanze, a diventare evitanti, così il partner dipendente, finirà per trovarsi nella condizione da lui più temuta: quella del potenziale abbandono e per contrastare quest’evenienza alternerà atteggiamenti di totale dedizione per far si che il partner contro- dipendente si riavvicini, ad altri in cui protesterà nel sentirsi solo, suscitando nuovamente l’allontanamento da parte dell’altro. Questa dinamica relazionale continuerà fintantoché il dipendente emotivo non deciderà di salvaguardare se stesso, i suoi reali bisogni e valori ed iniziare a vedersi come persona portatrice di amabilità intrinseca.

 

Bibliografia

Borgioni M. (2015), Dipendenza e Controdipendenza affettiva: dalle passioni scriteriate all’indifferenza vuota. Alpes Italia, Roma.