Definiamo “Fame emotiva” quella particolare associazione che si crea tra emozioni e cibo. Può succedere che quando siamo investiti de emozioni difficili da gestire o anche quando non siamo consapevoli che un dato evento della vita quotidiana ci porta ad esperire emozioni per noi spiacevoli o non accettabili, utilizziamo il cibo per mitigare stati d’animo che possono essere di rabbia, tristezza, ansia, angoscia.
Ciò che viene sperimentato successivamente è il senso di colpa e la frustrazione per essersi “riversati” sul cibo. Quando il cibo diventa la modalità principale per esperire le proprie emozioni, per comunicare che si sta vivendo un disagio, siamo in presenza di un disturbo del comportamento alimentare (DCA).
In queste circostanze il cibo non viene utilizzato per regolare i meccanismi fisiologici di fame e sazietà bensì per gestire gli stati emotivi.
Gli interventi basati sulla mindfulness pongono attenzione ai processi di regolazione emotiva e si fondano sulla capacità di prestare attenzione al momento presente, in maniera non giudicante. Questo processo consente di accrescere la propria consapevolezza e di optare per scelte adattive. L’approccio mindfulness-based è sempre più utilizzato per il trattamento di patologie molto diverse ed un ambito entro cui questo approccio viene utilizzato è quello relativo alla sfera alimentare.
Qui si inserisce la Mindful Eating che significa <<consapevolezza non giudicante delle sensazioni fisiche ed emotive associate all’alimentazione>>. Questo approccio pone l’accento sull’importanza di mangiare quando si sente lo stimolo della fame, mangiare i cibi di cui si sente il bisogno e fermarsi quando ci si sente sazi.
La mindful eating ha l’obiettivo di condurre l’individuo verso la capacità di rimanere presente a se stesso per tutta la durata del pasto, riconoscendo gli stati emotivi che si susseguono nel tempo, acquisendo competenze nel regolarli e promuovendo così il passaggio dalla reazione immediata nei confronti di stimoli particolarmente attivanti verso la capacità di prestare attenzione al qui e ora, senza re-agire ad essi.
Tale intervento trova applicazione nel trattamento del Disturbo da Binge Eating, in cui il cibo che viene assunto ha la funzione di “regolare” e/o “evitare” emozioni spiacevoli attraverso una disregolazione sul piano del comportamento alimentare.
Il protocollo MB-EAT (Mindfulness Based- Eating Awereness Training, ovvero Training per la Consapevolezza Alimentare Basato sulla Mindfulness) è stato sviluppato per aiutare le persone a connettersi agli stimoli interni relativi alla fame e alla sazietà, ad ascoltarli in maniera non giudicante ed accettarli al fine di acquisire la capacità di autoregolarsi.
Bibliografia
De Campora G., Zavattini G.C. (2016). Mindfulness e disturbi alimentari. Il Mulino, Bologna.
American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorder (DSM-V). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing.