La Personalità Evitante

Spesso nell’analizzare la psicologia di individui con Disturbo di Personalità Evitante (DEP), approdiamo a persone inserite in un mondo al quale non appartengono, dove assumono un ruolo di <<osservatore>> piuttosto che di <<attore>>.

Quando si avvicina la prospettiva del contatto con gli altri, il soggetto con personalità evitante si sente inadeguato, ne teme il giudizio negativo, è inibito e prova emozioni di ansia e vergogna. Vive un senso di estraneità nei rapporti duali e di esclusione in quelli gruppali, non riesce a provare un pieno ed appagante sentimento di condivisione e di appartenenza.

In queste persone è forte il desiderio di stabilire relazioni strette, ma nutrono l’aspettativa di essere rifiutati, giudicati negativamente e da questo consegue la tendenza ad evitare, fuggire i rapporti con gli altri.

Il desiderio di affetto si accompagna ad una costante paura del rifiuto, di qui il ritiro in una solitudine vissuta con tristezza.

Ciò che pensano di loro stessi gli evitanti è di essere inadeguati, non amabili e pieni di difetti. Permettere alle altre persone di avvicinarsi significherebbe far scoprire la loro vera natura ed andare incontro a quello che temono maggiormente: il rifiuto da parte degli altri che gli confermerebbe il loro essere persone non amabili, non degne di affetto.

Quando l’evitante riesce a stabilire una relazione è incapace di far valere il proprio punto di vista e così asseconda l’altra persona per evitare quel rifiuto che confermerebbe l’immagine di sé inadeguata.

Un’emozione che questi soggetti sperimentano frequentemente o temono di provare è la vergogna. Possono vergognarsi di molti aspetti del sé, le relazioni affettive e/o sociali devono essere evitate perché è lì che le loro inadeguatezze verrebbero “a galla”.

 

Bibliografia 

Di Maggio G., Semerari A. (2018). I Disturbi di Personalità. Modelli e trattamento. Editori Laterza, Roma.